mercoledì 1 dicembre 2010

E' possibile fare davvero TUTTO?

Ciao a tutti,
stavo rivedendo tutti i lavori e effettivamente nonostante il luogo e le persone siano state le stesse i risultati sono molto diversi. Non parlo a livello tecnico, ma mi stavo concentrando su che cosa ognuno di noi ha voluto comunicare...

Mentre passavo tempo mi sono pure messo nei panni del committente e stavo giocando a decidere chi avrei scelto io per la pubblicazione... e qui mi è venuto un dubbio atroce anche considerando che nessuno di noi workshoppisti è un fotografo affermato e che quindi può "fare quello che vuole".

Questo lavoro è stato una simulazione di lavoro commissionato che dovrebbe andare su un giornale, facciamo ad esempio vogue... sfogliando vogue mi ritrovo con attrici, pubblicità, rossetti che ingrandiscono le labbra, fisici perfetti, pelle di seta, in generale trovo che il giornale rappresenti il "bello" e voglia convincermi a diventare bello pure io (magari comprando uno di quelle marche lì)...

Ciò su cui stavo riflettendo è: ma pensando ad un redazionale moda che deve finire pubblicato, è possibile fare davvero TUTTO? Non ci sono dei vincoli che non si possono non seguire? Per esempio se io avessi una radio che tutto il giorno passa WAKA WAKA iee ieee posso ad un certo punto pensare di mettere confortably numb dei pink floyd? Non ho un target ben preciso? Farei in modo che il 90% delle persone cambi stazione o farei duplicare gli ascolti?

Pensando ad un lavoro artistico personale, non mi porrei dei limiti, potrei fare anche un redazionale che denunci la pedofilia nella chiesa... ma questo me lo pubblicherebbero? Oppure se facessi un redazionale in cui sono dei soggetti morti in delle tombe in mezzo alla strada... sarebbe accettabile? La tristezza che può trasmettere, lo stato d'animo che provochiamo nel lettore non deve essere ritagliato su un target? E' ammissibile provocare sentimenti 'negativi' su un giornale commerciale?


Adesso uccidetemi... :)
Francesco

21 commenti:

  1. Premetto che io di moda non me ne intendo per niente :D i giornali di moda tipo Vogue ho iniziato a "leggerli" da quando fotografo solo perchè mipiace guardare le foto:)
    ti rispondo perchè quando ho finito il mio lavoro prima di mandarlo mi sono chiesta la stessa cosa che ti sei chiesto tu... e poi mi sono venuti in mente foto che avevo visto tipo queste (Steven Meisel per Vogue Italia)
    http://www.corriere.it/gallery/cultura/08-2010/sirena_marea_nera/1/provocazioni-glamour_9c8aace6-a532-11df-80bf-00144f02aabe.shtml#10
    e allora mi sono detta massssi si può fare :)))
    forse per le pubblicità il discorso è diverso ed è più importante che tutto sia bello perfetto invitante e che rimandino emozioni positive.
    ma ripeto..le mie sono solo supposizioni perchè non me ne intendo per niente ed è la prima volta che faccio un lavoro del genere (anche se per gioco;) )

    RispondiElimina
  2. Grazie per il tuo post, non conoscevo questi scatti... cercando in rete ho visto che effettivamente hanno suscitato scalpore (La marea nera è una sirena dai capelli grigi)...
    Sicuramente avrà fatto parlare molto, ma non so se questo tipo di servizio sbuca fuori e muore per sempre (portandosi dietro il fotografo) in mezzo alle polemiche e non avrà mai un proseguo....
    Mi ricordo degli scatti fatti con delle ragazze anoressiche che se non sbaglio hanno provocato un danno economico immenso... Questo è ciò che intendevo dire, dobbiamo pensare a tutte queste cose prima di iniziare a pensare un lavoro?

    RispondiElimina
  3. Datemi tempo e vi risponderò con piacere.. ora devo scappare... sorry :(

    RispondiElimina
  4. Non conosco il caso delle foto delle anoressiche ma so che di solito ciò che fa parlare (bene o male non ha importanza) è sempre pubblicità e visibilità e credo che sia questo quello che interessi a chi commissiona un lavoro tutto il resto è meno importante.
    Io poi non è che sono molto daccordo con questa logica.. ma questo mondo (della moda intendo) sembra che funzioni cosi...!

    RispondiElimina
  5. Credo che con molta facilità si rischia di uscire fuori dal tema vista la bell'idea di Francesco di postare un quesito cosi importante. Ho visto le foto che avete postato con il link.

    Ogni cosa secondo me deve essere rapportata con l'utiizzo finale.
    Mi spiego meglio. Parliamo delle pubblicità nei giornali tipo Vogue. Tutti i modelli-e sono perfetti, nemmeno una ruga, eternamente giovani. Le foto in questo caso fanno il 90% del "lavoro".... Gran parte delle persone "normali" che lavorano e che sono infelici e che alla fine si sentono comuni come altre milioni di persone etc etc, appena vedono queste foto sognano di essere come loro. Giovani e belle per sempre, poi quando magari si comprano l'abito o l'accessorio non è cambiato un bel niente. Non esistono le persone delle pubblicità di adesso e forse è per questo che ne sono tutti attratti.

    Chi si rispecchierebbe in un servizio di moda di una griffe con modelli con le righe o con un po di pancetta? Siamo drograti da questa voglia di apparire che quando vediamo una pubblicità allora vorremmo distinguerci. Quindi lo stilista ha l'amo e ti deve "acchiappare". Devo suscitare in te una voglia irrefrenabile di distinguerti dagli altri, quando poi alla fine questo non succede. Ed è li che le foto devono attrarti perchè poi tu ti immedesimi in quel modello che indossa quell'abito.

    Quindi noi "fotografi" dobbiamo adeguarci a quello che dice la moda se vogliamo seguire questo settore. Altrimenti andiamo a fare i fotoreporter in afganistan e li il discorso cambia oppure giriamo il mondo per National Geographic (magari....)

    Ogni foto è desinata a suscitare un tipo di emozione per il fine che si vuole raggiungere. Se voglio portarti in Africa, ti fotografo due elefanti, il tramonto della Savana e altre foto di questo genere e subito dopo ti viene voglia di fare il biglietto dell'aereo.

    Se voglio farti stare male e rattristarti vado in una zona di guerra e ti fotografo una mamma che piange il figlio appena caduto per colpa di una mina etc....

    Quindi quale è il fine? Prendere la macchina fotografica e scattare a destra e a manca o prima di prenderla decidere cosa catturare e perchè?

    Non so secondo me bisogna capire cosa uno vuole fare... poi magari ho scritto una marea di cazzate per voi ma questo è il mio punto di vista...:))))
    Ciao Ragazzi

    RispondiElimina
  6. Sono daccordo con te Antonio, però se restringiamo il campo al redazionale moda e pensiamo a dove poteva finire il lavoro di questo workshop... abbiamo tralasciato l'aspetto "far rispecchiare l'utente" "voglia di apparire" dato che molti di noi hanno sottolineato il lato triste del circo?? Oppure tutto è ammissibile?

    Quello che tu dici:

    "Chi si rispecchierebbe in un servizio di moda di una griffe con modelli con le righe.......Devo suscitare in te una voglia irrefrenabile di distinguerti dagli altri....Ed è li che le foto devono attrarti perchè poi tu ti immedesimi in quel modello che indossa quell'abito"

    significherebbe che l'idea di sottolineare la tristezza nel circo non è stata azzeccata....

    d'altronde il tuo pensiero è contraddetto da eventi accaduti realmente tipo quello della marea nera (che potrebbe decretare il "la svolta" e il successo per il fotografo e il modello oppure "il fallimento irrevertibile" come nel caso delle ragazze anoressiche)...

    Quindi il fotografo fa di testa sua oppure deve sottostare a ben determinate regole in un redazionale di moda?

    RispondiElimina
  7. Francesco, ti scrivo come ho preparato il redazionale. Il mio redazionale è di Moda. (che poi non ci sia forse riuscito questa è un altra cosa...:)).

    Io non parlo di circo triste, io parlo di circo Punk, grezzo, sporco, rumoroso. Il mio redazionale dovrebbe colpire l'utente a comprarsi la giaca di claudia o il corpetto di Elena.
    I vestiti che ho fotografato non sono di Prada per esempio e io ho cercato di vestire il redazionale studiando anche il particolare della calze di claudia affinchè la ragazza il giorno dopo va da calzedonia a comprarsele.

    Diciamo che oltre al fotografo o fatto anche l'ari director etc...
    Non credo funzioni cosi ma ho voluto simulare.. Forse il fotografo deve scendere a compromessi con chi gli ha commissionato il lavoro e decidere insieme tutta una serie di cose (sicuro Paolo ci spiegherà bene),,,

    Ma se voglio fare le foto come dico io per lavoro credo dovrei chiamarmi Anton Corbjin.. cito lui perchè è il mio fotografo preferito...


    Bho non saprei proprio, solo Paolo può spiegarci questo adesso....

    RispondiElimina
  8. Si si Antonio non parlavo del tuo lavoro, era un discorso in generale... mi ricollego al fatto che stavo giocando a vedere chi avrei scelto io tra tutti e mi è venuta in mente questa cosa...

    il mio pensiero era trasversale, non si riferiva al lavoro di nessuno...

    ci sono stati istanti in cui ho pensato che il fatto di fare un circo triste poteva non essere recepito bene dall'utente finale, altre volte ho pensato che fare un bel servizio pulito potesse scadere in un catalogo pubblicitario... per il momento sono un pò confuso

    RispondiElimina
  9. Si lo so:) avevo solo piacere a dirti come ho capito io di questo workshop. Anche tu se non sbaglio hai fatto una cosa simile. Per me e la prima volta e ho intuitoche serviva un servizio fotografico di moda

    RispondiElimina
  10. Io credo che da questo workshop si sia imparato qualcosa di molto importante che anche io facevo difficoltà a comprendere...

    Avere a disposizione modelle o amiche, luci, trucco, parrucco, location... è tutto molto figo. Ma il tema, una traccia di storia, che faccia da collante tra una foto ed un altra fa tantissimo. Forse di più di una foto tecnicamente bella, perchè la tecnica la si impara, ma il resto non sempre...

    RispondiElimina
  11. Sono molto colpito da quello che sta uscendo da questa esperienza. Talmente colpito che mi piacerebbe ritrovarvi tutti attorno ad un tavolo a fare una bella chiacchierata. :-)

    Secondo me quello che ti chiedi tu, Federico, non ha una risposta precisa e sempre valida.

    Secondo me dipende molto dal committente e dal taglio redazionale della rivista, da chi analizza il tuo lavoro, da chi sei tu e quanto sei noto ed affidabile, se sei un fotografo, un autore, una leggenda ;-)

    Le variabili per me sono molte e complesse.
    Paolo sicuramente avrà le idee chiare su come funziona in realtà il meccanismo.

    La mia opinione è che, in ogni caso, uscire un po' dagli schemi può essere un'arma molto potente, anche se complessa da maneggiare.

    RispondiElimina
  12. Eccomi.

    Grande domanda e grandi risposte.

    Immaginate una grande quercia, sul tronco scriviamo FOTOGRAFIA di MODA, ogni singolo ramoscello meriterebbe un approfondimento e una lezione, ogni foglia è una situazione diversa e molte della quali sono ignare anche a me.
    Però quel che so ve lo passo.
    Tutto dipende. Chi siete voi e quale è il giornale per cui state lavorando.
    Da Famiglia Cristiana a Colours (una volta diretto Mr Oliviero Toscani), è stato pubblicato di tutto.
    Per ogni evento o manifestazione o comunicazione o progetto editoriale esiste un ART DIRECTOR, alcuni illuminati alcuni bigotti alcuni ammuffiti alcuni moderni alcuni coraggiosi alcuni timorati... e di conseguenza esistono riviste di ogni credo e bandiera.
    L'alchimia di tutto ciò amalgamato con chi siete voi da il risultato di quello che potete o non potete fare.
    Ogni rivista poi ha un editore (colui che paga, investe e guadagna) e sceglie i suoi collaboratori, direttori, giornalisti etc in base ai suoi "credo", devono portare avanti una filosofia approvata a priori.
    Faccio esempi stupidi ma vanno bene per capirci: su un giornale animalista non verranno pubblicizzate pellicce, sul giornale del vaticano non sarà possibile fare un editoriale troppo provocatorio, ... mi spiego?
    Quindi non c'è una risposta precisa, diciamo che si può fare tutto dove è consentito farlo.
    Ovvio che se si è autori affermati si ha più potere e cmq ci sono photoeditor e art director che amano essere contaminati e apprezzano le "suggestions" portate dal fotografo. Altri odiano sentirsi defraudati dal loro potere. Ci vuole psicologia in questo mestiere. Molta.

    RispondiElimina
  13. La pubblicità sul giornale esula dal redazionale, ci sono altri meccanismi commerciali, sono spazi pagati da clienti esterni,... possono accadere intralci pericolosi, come ad esempio accadde che una giornalisti esperta enogastronomica scrisse un pezzo sulla rubrica di critica culinaria commentando negativamente il ristorante milanese di DOLCE E GABBANA,... i deu stilisti non si scomposero più di tanto,...semplicemente ritirarono tutti gli spazi comprati e non fecero più pubblicità su quel giornale nei mesi successivi,...100mila euro che vennero a mancare al giornale ... più o meno ;O)
    Quindi si è liberi... ma non troppo ;O)

    RispondiElimina
  14. Decidere prima chi si è e cosa si vuole fare è importante, ma non solo per un redazionale, ma nella vita!
    Io tendenzialmente sono animalista ma non integralista,...non sarò mai vegetariano e sinceramente se un grande clienti mi paga bene per una grande campagna di pellicce,.. io soffrirò un po'.. ma probabilmente accetterei.
    E' una scelta di vita.
    Non ci sono torti o ragioni ma scegliere la vita è importante.
    Il problema è che ci fregano già da piccoli, .. la domanda che ci viene posta in famiglia e a scuola è "Che lavoro vuoi fare da grande?"
    Ed è la cosa più sbagliata del mondo!
    Dovrebbero chiedere "Che vita vuoi fare da grande?"... il discorso cambia?
    Invece a noi sembra normale scegliere un lavoro e spesso lo scegliamo conoscendolo da fuori. In realtà dovremmo scegliere il lavoro a seconda della vita che vogliamo fare,... il lavoro è dipendente dalla vita e non viceversa.

    RispondiElimina
  15. Lo stesso vale per piccole scelte come un redazionale.
    Sarebbe necessario avere una idea a priori, farla propria, digerirla per giorni, interiorizzarla, passare i giorni precedenti con quell'idea in testa e tutto ciò che vedi, .. una luce un riflesso un abito una parte un colore un quadro,.. ti porta a filtrarlo con gli occhi del lavoro che dovrai fare.
    Poi al momento tutto viene cancellato dalla frenesia, dal vomito creativo di ciò che hai digerito i giorni precedenti ma tutto quello che abbiamo visto e sentito ci tornerà utile per dirigere ogni set e ogni idea condivisa con un art o uno stylist o un editor.
    Ma quello che vi ho fatto fare domenica scorsa è un paio di passi indietro. Quasi tutti voi, credo, siete capaci ad organizzare un servizio fotografico con un mese di preparazione e alcuni di voi lo porterebbero a termine perfettamente. Ma io non volevo allenarvi a questo. io voglio aiutarvi a trovare un vostro modo di comunicare, perchè sennò tutti assomigliano a tutti,... quel che manca sul mercato e l'originalità, l'autorialità, la riconoscibilità,... certo non basta un workshop a tirarla fuori, ma confondere le idee e farvi rivedere il lavoro da un'altra angolazione è quello che vi aiuterà a iniziare un'opera di stravolgimento all'interno di voi stessi,...almeno un inizio.
    Molti di voi hanno raccontato la storia che avevano in testa, io sono sicuto però che molte di queste storie sono nate guardando le foto e non prima di farle. Vero? Non vergognatevi, perchè era mia intenzione causare tutto ciò. Certo in alcuni di voi era già nata un'idea prima di venire al FASHION CIRCUS ma poi realizzarla facendo dei set già un po' preimpostati vi ha scombussolato le idee e siete riusciti a prendere qualcosa al volo,.. giusto?
    E' l'unico modo per non farvi pensare e farvi scattare d'istinto, le foto realizzate così sono forse meno belle di quelle pensate a priori, ma pensateci... lì dentro ci siete voi nudi e crudi,... c'è una molecola di voi che dovrete col tempo riconoscere e far crescere. èun lavoro lungo e ci vuole pazienza,...ma così si inizia, scattare senza pensare troppo,.. poi sarà il contrario,.. scattare poco pensando molto.

    RispondiElimina
  16. E' vero.

    Personalmente non avevo preparato una storia, nè avevo fatto mio questo fashion circus nei giorni prima... poi nella frenesia mi sono trovato a dover inventare qualcosa, ma mi sono limitato molto nel fare esperimenti, con l'idea di portare a casa almeno qualcosa di "utilizzabile".
    Le mie scelte sono state principalmente sul taglio dell'inquadratura e sulle modelle cercando di farle guardare dove volevo io e più o meno nelle pose che mi immaginavo, ma niente di più... in post poi ho cercato di mettere insieme il tutto secondo il mio gusto...

    in ogni caso credo che il risultato che ho ottenuto non sia mio, nel senso che quello che ho fatto è l'1% del lavoro che ci sta dietro...

    RispondiElimina
  17. Uhmmm ... e onestà sia!

    Giorni prima ho pensato e cercato (anche su google) qualcosa da cui attingere legato alle due parole 'magiche' del WKS: Fashion Circus.

    MI sono presentato domenica carico come un boiler convinto di spaccare tutto! :)
    Ma ahimè non ho fatto i conti con i set giustamente pre-impostati e alcuni elementi non presenti ma che nella mia testa erano importanti.

    E allora piano B: lasciate in sospeso le idee, ho cercato di analizzare cosa avevo a disposizione, ho parlato con la Stylist e prima di scattare con le modelle perchè nel frattempo ho ri-elaborato le idee basandomi molto sulle mie sensazioni sul circo e scegliendo di puntare su un sentimento sottovalutato che ho descritto nel post di pubblicazione del lavoro e che ho provato personalmente.

    Insomma un lavoro molto personale.

    Giorni dopo aver pubblicato gli scatti e aver visto i lavori degli altri mi sono fatto un'idea chiara di come considerare il mio lavoro e dove potrebbe stare ma per ora non lo scrivo in quanto in attesa dei commenti del Maestro Paolo che non voglio influenzare.

    RispondiElimina
  18. Anche io mi ero preparata facendo ricerche e pensando a varie idee...poi quando ho visto quei magnifici tessuti ero felicissima perchè mi erano venute un sacco di idee ma poi..per ovvi motivi.... ho letteralmente buttato via tutto quello che avevo pensato :D e mi sono concentrata solo sull'istinto: avevo freddo... cosi ho pensato a pose rigide, le pose rigide mi hanno fatto pensare alle bambole, le bambole al vuoto e i tagli esagerati e angoscianti sono venuti da se :)) e poi in post produzione ho pensato ai dettagli e a dare una forma più precisa a quello che era solo una vaga idea.

    PS:Per fortuna studio psicologia e sono abituata ad avere a che fare con il mio inconscio...altrimenti mi sarei seriamente preoccupata dopo questo lavoro ahahahaha ;)) (mmmm..forse devo preoccuparmi lostesso..=.=') ;)))

    RispondiElimina
  19. Lo so che forse non vi è chiaro il passaggio da inconscio a conscio... ma vi assicuro che le icone mentali che abbiamo sono molto forti e l'improvvisazionee il panico è uno dei pochi modi per spogliarsi da tutto ciò. All'inizio sembra non serva a nulla... poi le cose si chiariscono,... quando inizia la ricerca... non di un modo di fare... ma il proprio modo di fare. Uno stile si tende a cercare ma è anche già dentro di noi... perchè sennò vale la regole del "famolo strano" di verdoniana memoria.

    Come quando si va in bici con le rotelle,... poi ad un certo punto ci si stacca, ma non si esattamente quando capita quel momento, però accade.

    RispondiElimina
  20. E' possibile fare davvero TUTTO???

    Riflettevo sul fatto che essere un fotografo affermato potrebbe permettertelo...

    E se uno non fosse neanche un fotografo?? Direi che potrebbe farlo pure... anzi può, l'ha fatto martina colombari con in_visibile...

    Mi trovo spiazzato ad affiancare la spontaneità, la non tecnica, l'intimità di scatti come quelli di martina colombari che 'fanno parlare' e che magari piacciono al pubblico perchè ci si rispecchia, si vedono momenti di vita quotidiana, si è incuriositi nel vedere situazioni intime alla grande fratello, alla perfezione, la tecnica, che vuole rappresentare ciò che non siamo realmente e che forse comincia a stancare...

    vince chi fa discutere? chi fa muovere grandi numeri? vince il più televotato da casa alla fine?

    Ho come l'impressione che non ci siano regole di nussun tipo, anzi quelle che si conoscono sarebbe meglio evitarle per non ricadere in qualcosa di già visto... forse è meglio investire in qualcosa che fa discutere anzichè in una tecnica.. (come quello che fa il politico e guadagna 4 volte quello che guadagna un ingegnere)...

    ...credo che l'economia regoli tutto, anche in questo campo...

    ...è un mondo difficile... :)

    RispondiElimina
  21. Comunque dietro la mostra della Colombari c'era Settimio Benedusi, e per quanto abbia scattato la colombari, l'idea era di un fotografo affermato ;-)
    Bendusi ha fatto anche di "peggio" recentemente (o di meglio, dipende se si apprezzano questo tipo di progetti o meno, io non mi pronuncio in merito).
    Se comprate max prima o poi capirete di cosa parlo :-)

    RispondiElimina